Abstract
Vengono descritti i passi e i risultati di una procedura per pervenire alla definizione di correlazioni di validità regionale, distinte per terreni prevalentemente coesivi o incoerenti, per la stima indiretta del modulo di taglio iniziale nei depositi quaternari dell’alta Valtiberina umbra a partire da prove penetrometriche statiche a punta elettrica. Lo studio è stato finalizzato all’analisi della risposta sismica locale mediante modelli 2D in alcuni centri abitati minori della valle del Tevere dove, oltre a profili di Vs acquisiti direttamente mediante prove geofisiche in foro, erano disponibili i risultati di numerose prove penetrometriche statiche, eseguite nell’ ambito di una vasta campagna di indagini.
Introduzione
Per l’analisi della risposta sismica mediante modelli 2D in alcuni siti dell’alta Valtiberina umbra (Pergalani et al., 2002), si è resa necessaria la stima della rigidezza iniziale del terreno nelle zone non direttamente esplorate con prove geofisiche (downhole, DH, o crosshole, CH). Poiché dall’ esame dei dati esistenti è risultato che le prove CPT sono tra le prove geotecniche più diffuse nell’area, è stata considerata la possibilità di utilizzare i risultati di tali prove per la caratterizzazione dei depositi nelle zone non direttamente investigate con prove DH o CH. A tal fine sono state studiate delle correlazioni empiriche di validità regionale tra la velocità delle onde S, VS, e la resistenza alla punta, qc, da prove CPT, derivandole dalle informazioni acquisite in un’estesa campagna di indagini geotecniche che hanno fornito importanti elementi di conoscenza sulle formazioni geologiche presenti, sulla loro diffusione e sulle loro caratteristiche. Da tali indagini, risulta che nell’area le formazioni superficiali più diffuse sono costituite dai depositi olocenici e pleistocenici, di caratteristiche meccaniche generalmente medio-basse, spesso caratterizzate da una fitta alternanza di strati incoerenti e coesivi. I materiali alluvionali olocenici rivelano maggiore eterogeneità rispetto a quelli pleistocenici, che risultano prevalentemente coesivi. È stata perciò ravvisata inizialmente l’opportunità di trovare delle correlazioni distinte per i materiali olocenici e pleistocenici, distinguendo, per ciascuna delle due formazioni, quelli a prevalente componente incoerente o coesiva. È ben noto, infatti, che il vantaggio delle correlazioni regionali, rispetto a quelle valide in generale per tutti i terreni, è che potendo essere rapportate alle caratteristiche specifiche del contesto geotecnico, possono fornire stime molto più precise ed accurate. Ciò comporta, tuttavia, una selezione molto mirata dei dati che si utilizzano ed anche una chiarezza sugli obiettivi e sulle finalità del loro impiego….continua a leggere
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